Nedísia Film Project
Questo è un punto di arrivo e di partenza.
Segna la maturazione e la presentazione del progetto di film a
lungo meditato, il passo successivo al documentario "Cronaca perduta",
due dvd antologici estratti da trenta ore di riprese di incontri e
conversazioni con ventiquattro anziani, persone dalle vite non illustri,
normali, imperdibili, come tutte le nostre.
Questa raccolta fondi collettiva e condivisa renderà
possibile la realizzazione del lungometraggio "Nedísia" e permetterà di mantenere viva la
progettualità e la determinazione nel costruire percorsi alternativi per
realizzare quello in cui si crede.
Non da soli, ma con l’aiuto di
molti.
Nedísia, the new film by Paolo Comuzzi and Andrea Trangoni,
fragments of uncelebrated lives, today.
This is the destination and the starting point
The project to make a feature film is a
natural progression and development of the documentary "Cronaca
perduta". This double dvd documentary is the result of over
thirty hours of filming and recording of conversations with 24
elderly people, people with uncelebrated lives, normal and
unmissable, like all our lives.
This collective and shared fund raising will make it possible to
complete the feature film "Nedísia". Moreover it will help
to nourish the desire and determination to find alternative methods
for creating the projects we believe in, not just on our own but
together with the help of many people.
PERCORSO
Il punto di partenza della costruzione del film è la raccolta di
interviste e conversazioni avvenute all'interno del Progetto “Cronaca
perduta”, sostenuto
e organizzato dall'Ambito Distrettuale del
Cividalese. La prima parte del lavoro prevedeva la ripresa video
integrale e la registrazione vocale dei racconti di vita degli anziani
ospitati nelle case di riposo o seguiti a domicilio.
Questo materiale, composto da più di trenta ore di registrazione e da cui è
stato
ricavato un doppio dvd antologico a cura di Paolo Comuzzi e Andrea
Trangoni, costituisce ora un archivio audiovisivo basato sui ricordi e
sulle esperienze di persone che hanno attraversato il Novecento. Un
archivio che si compone di minuti racconti quotidiani come di più
rilevanti incroci storici. Vicende, impressioni e frammenti di vita
vissuta che vengono così salvati da una sicura perdita e trasmessi alle
generazioni successive.
Raccogliere queste voci e riattivarle
sul piano dell'immaginario significa non soltanto salvarle dall'oblio
prima che siano perdute per sempre.
Significa anche illuminare un
frammento per farlo diventare, da piccolo episodio privato, scheggia
condivisa e “riconoscibile”. Significa moltiplicarne le suggestioni
nella miriade di sguardi interpretativi che ogni lettura “altra” porta
con sé.
Dall'ascolto di questi racconti di vita è nata l'idea di sviluppare una docufiction
lungometraggio che riprenda e sviluppi alcuni dei temi presenti. Questo anche
per
sperimentare un'ulteriore modalità espressiva la cui promozione e
diffusione permetta di raggiungere e sensibilizzare un più ampio e
articolato bacino di ascolto.
Per realizzare questo è necessario il vostro aiuto.
Development
The starting point for the film is a collection of interviews and
conversations which were recorded for the “Cronaca perduta”
project, promoted and organized by the Ambito Distrettuale del
Cividalese. The first part of the project involved the complete video
and audio recording of the lives of elderly people in residential
care or in their own homes.
Over thirty hours of material was collected, and this has since
been edited into a double dvd by Paolo Comuzzi and Andrea Trangoni.
These documents have now become an archive of the memories and
experiences of people who have lived through most of the twentieth
century, describing both the tiny details of everyday life and the
great historical events. They record adventures, impression and
glimpses of the lives that were lived, saving memories that would
otherwise certainly be lost and passing them on to the next
generation.
Sifting through these voices and reinterpreting them through an
imagined story means more than just saving them from oblivion before
they are lost forever.
It also means illuminating a tiny fragment in order to transform
it from a small private affair into an experience which can be shared
and recognized. It means multiplying the myriad interpretations which
any reading of “the other” brings with it.
The idea to create a feature-length docu-fiction grew from
listening to these stories, giving us the chance to draw out and
develop some of the ideas they contain. The intention is also to
explore a different expressive technique, one which has a kind of
promotion and distribution that will allow us to reach and
communicate with a much wider and more diverse public
In order to make this happen we need your help.
UTILIZZO FONDI
I fondi raccolti serviranno per avviare concretamente la
produzione del film. Contemporaneamente, infatti, continuerà la ricerca
di ulteriori partner pubblici e privati.
Nello specifico i fondi
raccolti saranno utilizzati per iniziare a coprire le spese dei
professionisti coinvolti, per l'affitto dei materiali di ripresa audio
video, per i diritti SIAE, per le spese di postprodzione audio video,
per i costi di duplicazione DVD, promozione e distribuzione, per le
tasse di ammissione ai Film Festival e per tutte le altre innumerevoli
voci che contribuiscono a realizzare un film, seppure a basso costo.
Nel
caso non si raggiungesse l'obiettivo economico previsto, tutti i fondi
raccolti saranno comunque utilizzati nella realizzazione del progetto
Nedísia.
ALTRI AIUTI
Oltre alla donazione economica, si può comunque aiutare la
realizzazione del film diffondendo per quanto più possibile la nostra
campagna. Ogni mezzo è utile, dalle condivisioni social al passaparola.
USE OF FUNDS
The money collected will be used to start the physical production
of the film, at the same time we will continue to raise funds from
other public and private sponsors.
The funds raised will be used to cover the costs of the
professionals involved in the project, the rental of audio-visual
recording equipment, copyright fees, audio-visual post production
costs, dvd duplication, promotion and distribution and the entry fees
for Film Festivals, as well as all the other incidental expenses
which arise during the making of a film, even if it is low budget.
If we do not manage to reach the target we are aiming for, all
funds raised will nonetheless be used to make the Nedísia project a
reality.
OTHER HELP
As well as donating money, you can help to get this film made by
doing your best to spread the word. Everything helps, from social
media to word of mouth.
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IL FILM
"Nedísia è il nome del mio giardino ed è una parola inventata.
Ha
l'accento acuto sulla i, a punta come il Matajur. C'è l'idea dell'Eden,
c'è la nostra Nediža, il fiume... E nello stesso tempo c'è la dolcezza
della s, come rosa, come paradiso, come Slavia... Ecco, tutto qua...
Un vecchio che vive di colori, è assurdo, no? Che vive del verde e del
bianco dei sassi... Ho impiegato una vita per arrivare a questo, è
piccolo piccolo ma è molto, diventare un sasso. A novant'anni questa è
la realtà che ho capito: vivo il momento, il mio presente conta, non il
passato. Non credo neanche alle parole fossilizzate che ricordano il
passato, quelle parole sono morte, sta a noi vivificarle.
Voglio
vivere, io, non essere già morto. Non bisogna essere schiacciati dal
passato, si deve usarlo. Il passato è il morto e il morto va sepolto,
che serva, che diventi concime per i vivi”.
Bruno M.
“Non vi è nessuna esperienza che non possa essere
messa in relazione con qualcun’altra. Non vi è nessuna immagine che non
rappresenti al tempo stesso qualcos’altro...
Perciò non ci sono “destini”. Ci sono immagini e queste dobbiamo salvarle.
Non capite che il tempo stringe?”
Lars Gustaffson, “La vera storia del signor Arenander”
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SOGGETTO
Un uomo di circa quarant'anni, Sandro, esce dal carcere dopo una lunga
detenzione.
Originario di un paese delle Valli del Natisone, fuori dal carcere non ha più
alcun parente. Perso il padre già in giovane età, durante gli anni di
detenzione viene a mancare anche la madre, malata di Alzheimer. Nell'ultimo
periodo di reclusione, l'assistente sociale che seguiva la madre invia a
Sandro dei cd audio contenenti delle registrazioni di conversazioni effettuate
con alcuni anziani delle Valli e con la madre stessa, prima che la malattia
compisse il suo corso. Le registrazioni delle conversazioni con gli anziani
assistiti a domicilio fanno parte di un progetto dei servizi sociali volto a non
disperdere racconti di decenni di vita vissuta e di minuti quotidiani ricordi.
Nella solitudine degli ultimi mesi in carcere, l'ascolto dei frammenti di questi
cd sono per Sandro l'unico contatto con la realtà esterna.
Qual è, però, la realtà esterna che attende Sandro dopo quindici anni di
prigione?
All'uscita dal carcere Sandro ha con sé solo un lettore cd portatile e i cd audio
inviati dall'assistente sociale. Con l'autobus di linea ritorna nel paese delle
Valli dove c'è la sua casa, non più abitata dopo la morte della madre. Già
durante questo primo tragitto, come fosse cosa naturale, Sandro osserva il
paesaggio fuori dal finestrino con la voce della madre nelle cuffie, unica
possibilità per riannodare un filo reciso molti anni prima. Risistemando e
adattando alla meglio la propria casa, vuota da tempo e ormai priva di utenze,
Sandro ritrova oggetti e fotografie degli anni della sua vita precedente al
carcere, così come effetti personali e medicine della madre. Ritrova anche
una vecchia bicicletta, che d'ora in poi diventerà il suo mezzo di trasporto
principale. In sella alla vecchia bici, infatti, già dal giorno dopo comincia a
percorrere le Valli seguendo il fluire dei racconti di quegli anziani a lui estranei
e ricostruendo così una carta del territorio sulla base delle indicazioni
geografiche ascoltate nei cd audio. Sovrapponendo il flusso delle parole a
luoghi in continuo cambiamento, a cominciare dalla scomparsa del Confine di Stato, Sandro ridisegna i contorni spaziali ed emotivi di un mondo a lui
altrimenti negato.
Alcuni degli spezzoni d'audio più frequenti e incisivi sono di Bruno M.,
anziano originario di un paese del fondovalle, persona notevole e
decisamente fuori dal coro. Bruno M., pur non raccontando nulla di sé e
mascherandosi dietro una istintiva ritrosia, riesce a scandire inaspettate
considerazioni sulla natura umana e lucide riflessioni sulla propria condizione
di anziano. Sandro ne scopre l'abitazione e, forzando l'ingresso della villa
ormai vuota, si inoltra nell'intrico del giardino, la cui vegetazione è cresciuta a
dismisura intorno agli oggetti e alle “tracce” umane lasciate da Bruno M.
nell'arco di una vita. Il giardino diventa così una sorta di Castello di Atlante
dove Sandro, affascinato e incantato, passa dalla luce del giorno al buio della
notte sperdendosi all'inseguimento di quella voce registrata.
Su richiesta dell'assistente sociale, Sandro accetta di incontrare C., una delle
persone seguite dai servizi sociali la cui storia gli è per molti versi
sovrapponibile. Carcerato per un lungo periodo durante gli anni settanta, C.
ha vissuto con decenni di anticipo le stesse difficoltà che ora costringono
Sandro. In un dialogo rarefatto e asciutto, C., intento a un'operazione di
potatura, parla con Sandro quasi esclusivamente del proprio attuale lavoro di
giardiniere, focalizzando i propri discorsi sempre sul presente.
Nei giorni seguenti, con i racconti degli anziani nelle cuffie, Sandro continua a
percorrere quotidianamente e in solitudine le strade delle Valli in bicicletta, cercando di riappropriarsi di luoghi paesaggisticamente molto belli e nel
contempo così umanamente intricati, cercando anche di reinserire
nuovamente se stesso in quel contesto. Si trova così ad affrontare spazi
apparentemente innocui e banali, ma per lui frastornanti come un
supermarket affollato o densi di sguardi giudicanti come i bar di paese.
Incontra vecchi conoscenti con cui a stento si va oltre i saluti di cortesia e altri
che per brevi momenti lo riportano ai rituali di gruppo del Sandro di quindici
anni prima, fra alcool e feste sopra le righe.
Una mattina presto, a una settimana dall'uscita dal carcere, Sandro si ritrova
a rigirare fra le mani una cartolina di Buenos Aires, furtivamente sottratta
dall'auto dell'assistente sociale. Riempito uno zaino, fissa con una puntina da
disegno la cartolina sulla porta di casa e si allontana in bicicletta, mentre
l'anziana voce che ascolta in cuffia racconta di quel tal cugino, che, dopo la
guerra, era partito per l'Argentina a cercare il padre emigrato là decenni prima
senza lasciare traccia di sé. Cugino di cui non si è mai più saputo nulla.
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NOTE DI REGIA
Il protagonista del film si trova nella difficile condizione di chi deve colmare un
vuoto nel rapporto con la realtà esterna, a lui negata dalla detenzione. Allo
stesso tempo, deve anche subire a distanza la progressiva e drammatica
perdita di memoria e capacità di vita autonoma delle madre, malata di
Alzheimer. Seppur sgravato dagli oneri di una faticosa assistenza e da uno
degli aspetti più difficili dell'evolversi della malattia, ossia la quotidiana
percezione di un doloroso decadimento delle facoltà cognitive, Sandro
tuttavia ne subisce e patisce gli effetti in una condizione di costrizione e
impotenza. Il morbo di Alzheimer è una malattia grave e terribile non solo per
chi ne è colpito, ma soprattutto per le persone più vicine al malato, con costi
sociali e psicologici altissimi.
Una volta che l'unico legame che lo collegava all'esterno viene reciso con la
morte della madre, l'uscita dal carcere rappresenta quindi uno spaesamento
difficilmente affrontabile. Rientrare nella casa materna, chiusa e disabitata
dalla scomparsa dell'unico genitore rimasto, gli permette di rintracciare alcuni
frammenti di passato a lui sconosciuti o lontani, attraverso il ritrovamento di
effetti personali, fotografie, oggetti quotidiani da tempo dimenticati.
Solamente, però, con l'ascolto della moltitudine di spezzoni audio delle
esperienze di vita di anziani a lui del tutto sconosciuti, ricevuti grazie
all'assistente sociale, le forme di un passato comune e condiviso si vanno a delineare e lo spingono a muoversi nel territorio, alla ricerca di quelle tracce
perdute che lo ricolleghino alla realtà e alla propria storia. Spezzoni audio
che, pur raccontando la fatica del vivere, alternano episodi divertenti e
paradossali a situazioni più dolenti, in un variare di registri e colori che è
quello della vita.
Esistono storie di vita vissuta che riguardano destini individuali ma che
contengono, diciamo così, elementi che attraversano l’universale, nel senso
che ognuno può vivere momenti ed esperienze che appartengono a una sorta
di destino collettivo. E ciò può essere più facilmente condiviso e diventare
patrimonio di tutti quando viene “svelato” nella forma del racconto. Queste
storie fatte “di parole” sono anche fatte “di immagini”. L’immagine della
persona che le racconta, del luogo in cui le sta raccontando, dei luoghi e delle
altre persone a cui sono riferite ma, soprattutto, di tutte quelle immagini che
possono nascere nella mente e nell’immaginazione di chi ascolta, nel
momento in cui ascolta.
Un percorso né facile né scontato, così come non è immediato ricomporre un
presente mutevole e sfuggente. Le contraddizioni e le difficoltà di una
memoria minuta, difficili da conservare e da innestare nella realtà di tutti i
giorni, unite a quelle di un territorio che attrae e respinge nel medesimo
tempo, obbligano Sandro a un continuo confronto con se stesso e con le
proprie necessità e desideri. Confronto rinviato sine die durante gli anni
trascorsi dentro il mondo a parte del carcere. Inoltre, nel suo girovagare in
bicicletta, la bellezza dei luoghi in cui è nato e di cui si sente parte integrante,
ora emerge ripetutamente e con forza, pur nella disincantata constatazione
delle difficoltà della vita in un territorio soggetto al diffuso spopolamento,
comune a molte aree montane, e al conseguente depauperamento del
tessuto sociale.
La costruzione del film, accanto agli elementi di fiction, si fonda anche su forti
e continui elementi di realtà, primo fra tutti le vicende che ruotano attorno alla
figura dell'assistente sociale. Questo personaggio, che interpreta se stesso e
mostra l'articolarsi del proprio lavoro, è indispensabile per permetterci di
alternare elementi di invenzione ad altri di osservazione delle quotidiane e
vere relazioni umane. Ci permette inoltre di non svincolarci da un approccio
documentaristico garanzia di autenticità nel racconto, come ad esempio
nell'incontro tra Sandro e C., la persona assistita che nella realtà si trovò
davvero ad affrontare il carcere e il successivo reinserimento sociale.
I frammenti audio che affiorano durante il film, inoltre, vengono mantenuti
nella forma originale nella quale sono stati raccolti, così come nello specifico
e nella diversità delle lingue usate. Anche quello della lingua, o meglio delle
lingue e delle parlate, è infatti un elemento così peculiare delle Valli del
Natisone, che non può essere semplificato a tavolino. Porta con sé decenni di
imposizioni, dibattiti accesi e scontri fra comunità e persone, ma anche, ed è
l'elemento che più ci preme considerare, una pluralità di suoni e uno spettro
così ampio di possibilità di nominare le cose e dare voce ai pensieri che non
può che essere una ricchezza e un unicum da evidenziare.
Un film in equilibrio fra una consolidata esperienza documentaristica e una
nuova sfida di invenzione creativa, che esplora luoghi noti e esperienze di vita
conosciute, conservandone così la memoria e permettendone al contempo
una personale rielaborazione e rilettura.
Paolo Comuzzi e Andrea Trangoni
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